Differenze tra le versioni di "Cephalotus follicularis"

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Versione delle 09:22, 31 mag 2012

Cephalotus Follicularis.
Fonte:Andycpuk
Nome scientifico: Cephalotus Follicularis
Nome comune: Cephalotus
Famiglia: Cephalotacee
Distribuzione: Albany - Augusta - Cape Riche (AUSTRALIA)
Habitat: zone costiere da sabbiose a torbose
Tipo di trappola: Ad ascidio



Tassonomia

Tra le diverse specie, il Cephalotus è una pianta di difficile collocazione. I botanici sono arrivati alla conclusione che esso dev'essere classificato secondo il seguente schema:

•CLASSE: Magnoliopsida •ORDINE: Rosales •FAMIGLIA: Cephalotaceae •GENERE: Cephalotus •SPECIE: C. follicolaris

Studiando la distribuzione dell'ordine Rosales, si è arrivati alla conclusione che la prima origine della pianta sia stata in Africa. La frattura dei continenti e il loro spostamento ha isolato in seguito il Cephalotus e ne ha favorito nel tempo uno sviluppo autonomo, sino ad arrivare ai giorni nostri proprio come noi lo conosciamo. Nonostante il genere sia monospecifico, la specie presenta variabilità. Ad esempio il C. "Giant", il quale produce, una volta adulto, ascidi fino a 8 cm di grandezza , o esemplari che, esposti al sole, invece di colorarsi vivacemente, mantengono un tono verde brillante.

Habitat

Vive nell'Australia sud-occidentale, in particolare lo si può trovare lungo la fascia costiera, che si estende per 400 km, compresa tra Yallingup e il Parco Nazionale di Waychinicup, fino a Cheyne Beach. Le zone suddette presentano un clima di tipo mediterraneo: le minime non scendono al di sotto dei 5° o 7° e le massime non superano i 25°. Forte è l'escursione termica tra giorno e notte, tendenzialmente di circa 10°. L'espansione delle zone dedicate all'agricoltura e il commercio internazionale di piante prelevate in natura, minacciano questa specie, tanto che la CITES era stata costretta a inserire la pianta nella II appendice. Ultimamente vi è stata rimossa, ma solo grazie alla disponibilità di esemplari coltivati, provenienti dalle regioni di Walpole, Albany e Denmark.


Temperature e Precipitazioni delle zone dove vive il Cephalotus:

  • GENNAIO -> min: 15° max: 25° mm di pioggia: 25
  • FEBBRAIO -> min: 14° max: 25° mm di pioggia: 20
  • MARZO -> min: 13° max: 24° mm di pioggia: 30
  • APRILE -> min: 12° max: 22° mm di pioggia: 50
  • MAGGIO -> min: 10° max: 19° mm di pioggia: 90
  • GIUGNO -> min: 8° max: 17° mm di pioggia: 100
  • LUGLIO -> min: 6° max: 16° mm di pioggia: 120
  • AGOSTO -> min: 6° max: 16° mm di pioggia: 110
  • SETTEMBRE -> min: 8° max: 17° mm di pioggia: 90
  • OTTOBRE -> min: 9° max: 19° mm di pioggia: 80
  • NOVEMBRE -> min: 12° max: 21° mm di pioggia: 50
  • DICEMBRE -> min: 13° max: 23° mm di pioggia: 20


Descrizione

Foglie

In natura, durante la Primavera, la pianta produce foglie dalla forma ovale e piatta. Il motivo è spiegato dal fatto che in questo periodo gli insetti di cui il C. si ciba sono scarsi ed si rende necessario trarre energia unicamente dalla fotosintesi. Il loro ciclo vitale è di un anno e solitamente hanno una grandezza media di 3 cm, solo sporadicamente possono raggiungere gli 8 cm. Non è raro vedere la pianta produrre foglie deformi, che in qualche misura richiamino le proprie trappole.

Cephalotus foglia.jpg


Trappole

Appena dopo la formazione delle foglie, il C. inizia a produrre trappole. Esse si formano all'attaccatura della pianta, posta sulla parte posteriore. La dimensione media è sui 3 cm. Nella parte anteriore gli ascidi presentano una sporgenza lineare ricca di peli, che ha il compito di guidare gli insetti fino al bordo della trappola, dove si trova il nettare. Il peristoma ha una superficie lucida, liscia e ornata di spine rivolte verso l'interno, atti a impedire agli insetti l'uscita. Le prede annegano nel liquido digestivo; il compito di assimilarli è riservato a una ghiandola all'interno dell'ascidio, situata nella parte inferiore laterale. L'opercolo, peloso e ricoperto di ghiandole nettarifere, è dotato di fenestrature bianche. Al contrario di quanto accade per la Darlingtonia Californica e la Sarracenia Minor, dove le zone trasparenti servono a confondere l'insetto, nel C. sembra invece avere il compito di illuminare il liquido presente suo bordo, in modo da risultare agli insetti più invitate. L'opercolo è in grado di aprirsi o chiudersi all'occorrenza: ad esempio, in un periodo di carenza idrica o scarsa umidità ambientale, tenderà a chiudersi per mantenere a livelli ottimali il liquido digestivo interno all'ascidio. Posta in ombra, la pianta avrà trappole tendenti al verde, mentre col sole assumeranno una colorazione rossastra. Il loro ciclo vitale si aggira attorno a un anno. In natura la pianta si ciba di insetti striscianti, principalmente formiche.


Cephalotus ascidio.jpg Cep-trappola.JPG


Saltuariamente vengono prodotte delle foglie "ibride", dalla forma intermedia tra ascidio e foglia.


Radici

Il Chephalotus ha radici spesse e parecchio ramificate. La radice su un esemplare giovane parte come singola radice per poi col tempo da questa unica radice partono tante altre radici simili a capelli , quindi molto piccole e solo dopo tempo diventano più robuste , una volta che le radici occasionalmente sbuchino in superficie ,la pianta produce foglie e trappole dalle radice fuori uscita dal terreno permettendole di creare un suo clone. La radice principale con il passare del tempo diventa piuttosto spessa e nodosa , quasi legnosa.

Radici cephalotus.jpg


Fiore

Una volta adulto, il C. produce fiori nel periodo primaverile-estivo. Il gambo, che può perfino superare i 60 cm, risulta essere molto alto rispetto alla pianta e quindi ben visibile agli insetti impollinatori; inoltre i semi, leggerissimi e ricoperti di una fitta peluria, vengono più facilmente dispersi dal vento.

In natura la fenomeno avviene normalmente tutti gli anni, tuttavia in coltivazione è necessario prestare attenzione. Infatti, se l'anno precedente il nostro C. non ha assunto abbastanza sostanze nutritive, la fioritura potrebbe rivelarsi un evento molto debilitate, se non addirittura letale. Lo stelo porta dai 5 ai 10 fiori, che è possibile auto-impollinare. Ogni ovario produce 1 seme, quindi avremo dai 6 ai 10 semi per fiore. .

DSCF3761.JPG


Coltivazione

Rinvaso

Il C. non ama i rinvasi. E' consigliato adoperare contenitori sempre molto ampi e alti, ma comunque proporzionati alle dimensioni della pianta pianta. Essendo una specie "diffidente", possiamo lasciare il C. dentro parte del vecchio composto, favorendo l'adattamento radicale. Eliminate le parti secche e alloggiata nella nuova sistemazione, è consigliato bagnare abbondantemente dall'alto la pianta appena rinvasata e, in seguito, porre il vaso per metà a bagno in acqua osmotica fino a quando il terreno, saturo, non riuscirà più ad assorbirne. Al termine di queste operazioni, cerchiamo di mantenere una temperatura sui 20°C circa e un'umidità dal 50% al 75%, in posizione ombreggiata. La produzione di nuove foglie o trappole saranno la conferma che il Cephalotus è in ripresa.

Temperature ed umidità

In natura il C. si è adattato a vivere in un clima mesomediterraneo, ovvero caratterizzato da piogge concentrate per lo più nel periodo invernale, con una media di 150mm al mese e con temperature che raramente scendono sotto gli 0°C. Non sono rari in estate lunghi periodi di siccità; le temperature non superano quasi mai i 25°C. L'umidità, favorita dalla vicinanza del mare, varia dal 75% al 50%.

Acqua

Il C. proviene da una zona costiera e, dai valori sopra riportati, si può notare come abbia pressoché un substrato costantemente umido. Tuttavia in coltivazione le piante si comportano in maniera differente. Infatti siamo di fronte a una specie molto abitudinaria, che si adatta a diverse condizioni di coltivazione. In linea generale, durante il periodo estivo, con esposizione in pieno sole, tenere l'acqua a 1/4 di vaso, rabboccandola soltanto quando finisce. Nel periodo invernale, invece, tenere umido con annaffiature dall'alto senza sottovaso.

Substrato

Riguardo il substrato da adottare, la scelta ricade su un mix di torba e perlite in percentuale 60/40, oppure un mix di torba e sabbia di fiume in simili proporzioni, oppure ancora sfagno puro. In ogni caso il C. è una specie piuttosto tollerante, che in natura cresce in composti da torbosi a sabbiosi. Sull’utilizzo dello sfagno vivo in superficie vi sono pareri discordanti, a ciascun coltivatore la scelta di utilizzarlo oppure no.

Riproduzione

  • da seme
  • da talea (foglia, ascidio, stelo floreale, radice)
  • da divisione

La riproduzione da seme non è molto diffusa tra i coltivatori, fondamentalmente perché i semi hanno una vita breve e le plantule impiegano minimo 3 anni per raggiungere l'età adulta. La talea fogliare invece nel giro di un paio di mesi vi porterà già a vedere le prime foglie o ascidi. Stesso dicasi per la talea da stelo floreale.

Periodo di riposo

Da Novembre a Febbraio è necessario ridurre l'apporto idrico. Nonostante il C. sopporti brevi gelate, è consigliata la collocazione in serra fredda, cercando di mantenere le temperature superiori ai 3°. Il riposo vegetativo risulta importante per mantenere in salute gli esemplari adulti; le piante giovani, invece, non risentono di un mancato riposo.

Malattie

Il problema più grande per i Cephalotus sono gli attacchi fungini e le muffe che, se non presi in tempo, possono rapidamente uccidere la pianta.

La Botrite, o muffa grigia, colpisce quando il livello d'illuminazione è troppo basso, in combinazione con aria fredda e stagnante. Un rimedio istantaneo può essere fornito dall'aumento sia di luce, sia di circolazione dell'aria.

Il Pythium può essere causa di morte improvvisa. E' identificabile dalle foglie e dagli ascidi che appaiono avvizziti. Se preso troppo tardi l'unico modo per salvare la pianta è prelevare le radici e le foglie ancora sane e fare talee, poggiandole semplicemente su sfagno vivo. Un ottimo metodo preventivo può essere dato dal Trichoderma. Il suo utilizzo rende possibile la coltura del Cephalotus in ambienti molto più umidi del solito.

L’Oidio, detto anche mal bianco, è il flagello dei Cephalotus. Si sviluppa in condizioni di eccessivo caldo-umido e si presenta come una patina polverosa bianca sulle foglie. E’ possibile debellarlo con trattamenti regolari a base di zolfo.


Voci correlate


Autori: Sonia "sonia-80-pi" Ibelli - Yuri "prized" Sarzi

Fonte img: andycpuk / Antonella (Morgana) Gorga / cpphotofinder